martedì 14 novembre 2023

"Non rientro" secondo Gianni Del Savio

Gianni Del Savio, critico musicale, ricercatore, conduttore radiofonico e autore del recente e bellissimo Nina. La storia musicale e politica di Nina Simone (Shake Edizioni), nella foto di Elena Barusco che ringraziamo, recensisce così Non rientro.

...


Titolo e copertina indicano in qualche modo gli intenti di un autore, cantante e polistrumentista (qui voce e chitarra), che da molti anni viaggia “parallelamente” e originalmente nello spazio (...)  espressivo e comunicativo della musica, con dischi e concerti, iniziando dall’alba del secolo. Sia come componente di un gruppo che come titolare di progetti discografici, ne ha ricavato non pochi riconoscimenti. In questo album sono otto i “passaggi orbitali” che lui, con Fidel Fogaroli, tastiere , chitarra elettrica, basso e  batteria (!),  e l’occasionale apporto vocale e coristico di Nagaila  Calori, propone con toni poetici, a tratti onirici, diversamente  incisivi. La prima traccia, quella che offre il curioso titolo all’album, è brillantemente “simil-battistiana” (si, Lucio...), con la voce impreziosita da un lieve effetto psichedelico di eco. La cadenza  stilistica imbocca il sentiero rock, con qualche passaggio romantico e begli effetti ritmico-elettronici che si “perdono nello spazio”. Arrivati alla fine del brano, mentre il suono va in fading,  c’è la tentazione di ripeterne immediatamente l’ascolto: uno dei migliori capitoli dell’opera. Stazioni è ancora più teso, in clima quasi punk: una costruzione vocale e strumentale ossessiva, di distorsione visionaria. Fino a  troncarsi di colpo, lasciando sospeso il respiro. Nel successivo Stupido film Muraro riprende toni malinconico-sentimentali. Titolo amarognolo e clima intimista, meditativo: disegno di una relazione difficile che il protagonista cerca di chiarire, forse ricucire. Con Solo ritorna al rock cantautorale, dai tratti vagamente psichedelici e ossessivi: con l’inconfondibile voce in bella  evidenza, alla ricerca di “dare un senso alle emozioni”; anche nell’ammettere di essere “pigro”. Bel supporto vocale di Nagaila Calori. Lei, lei ha una trama semi-acustica ed è caratterizzato da una lieve eco: i “colori autunnali” (c’è ancora l’autunno?), sono sottolineati da effetti tastieristici di stampo anni ottanta. Forse un po’ datato,  certamente con un velo di malinconia.  Mi fermo qui (Rosespine)  è più segnatamente poetico-evocativo, anche nel sound: Muraro dialoga incisivamente con la tastiera di Fogaroli (multistrumentista di rango),  utilizzando una reiterata citazione del “sottotitolo”. Il tutto  è bene incorniciato, in particolare  proprio dal supporto pianistico. Sottofondo di acqua che scorre e una tessitura lievemente reggae, questo è il sound, passano anche  dalla sua chitarra acustica, per dipingere Tenera, per poi concludere in bellezza con Una cosa venuta dal mare (caraibico?), che sfiora la psichedelia rock, con l’inconfondibile voce narrante. Una storia che, anche nei tratti declamati, per tocco artistico ed efficacia del messaggio, ricorda un po’ Edoardo Bennato. Mescolando ironia, sentimento e argute osservazioni, in modo personale e sincero, Evasio Muraro ha sempre qualcosa di significativo da dire, anche mentre vaga nello spazio e... Non intende rientrare.

Nessun commento:

Posta un commento